Il mandato ai giovani: cambiare il mondo partendo dalla comunità
di Massimo Maiorano
In un tempo attraversato da crisi profonde – ambientali, economiche, sociali – il messaggio più potente che possiamo raccogliere e rilanciare è questo: ai giovani va affidato il compito di cambiare il mondo. Ma non come uno slogan retorico. Va fatto davvero.
Cambiarlo a partire dal basso, dalla vita quotidiana, dalle nostre comunità.
Perché la vera rivoluzione non si fa nei palazzi del potere, ma nelle scuole, nei quartieri, nelle periferie. Si fa ogni volta che un ragazzo decide di restare nel proprio territorio per costruire qualcosa di nuovo. Ogni volta che una ragazza dice no all’indifferenza e sceglie di prendersi cura degli altri. Ogni volta che un gruppo di giovani si organizza per piantare un albero, ripulire una piazza, aprire una biblioteca, difendere un diritto.
Il cambiamento sociale non ha bisogno di eroi solitari, ma di comunità vive, inclusive, aperte. E i giovani possono esserne i protagonisti, se viene data loro fiducia, se vengono ascoltati, coinvolti, responsabilizzati.
Abbiamo bisogno di un nuovo patto tra generazioni. Dove chi ha più esperienza non freni, ma accompagni. Dove la politica non prometta, ma metta a disposizione strumenti. Dove le istituzioni non siano chiuse, ma accoglienti.
Ai giovani non serve assistenzialismo. Serve spazio. Serve ascolto. Serve formazione. Serve la libertà di provare, anche di sbagliare. Ma soprattutto serve un orizzonte: sapere che impegnarsi, oggi, ha un senso. Che partecipare può ancora cambiare le cose.
E allora diciamolo forte: il mondo può cambiare davvero. Ma cambierà solo se partiamo da ciò che ci è più vicino. Dalle relazioni, dalla cura degli spazi comuni, dalla giustizia sociale, dall’inclusione, dalla partecipazione attiva. Cambierà se ci sarà una generazione capace di portare nel cuore la parola più rivoluzionaria di tutte: noi.