LAVORO PRECARIO E SICUREZZA SUL LAVORO

La precarietà che è diventata la situazione economica prevalente dei lavoratori significa instabilità quando il lavoro non è continuo, sotto pagato, pericoloso da cui derivano insicurezza ed incertezza sul proprio futuro per sé e per la propria famiglia.

Quando Biagi ha introdotto nuove tipologie di rapporti di lavoro ( co,co,co., coco,pro, a chiamata, lavoro accessorio ecc) tramutati nella legge 273 del 2003,non poteva prevedere che la flessibilità che aveva inteso promuovere diventasse occasione per raggirare in qualche modo la legge stessa.

I datori di lavoro hanno inventato di tutto per nascondere rapporti di lavoro subordinato, che avevano un costo, con altri che avevano un costo nettamente inferiore,

Non hanno più pensato ad investire sui giovani, sulla formazione, ed aiutati dal Jobc act hanno avuto anche la certezza di poter licenziare senza giusta causa.

Siamo di fronte ad una deriva della stabilità e sicurezza del mondo del lavoro. Assistiamo impotenti ad una svalutazione del lavoro e della dignità dei lavoratori costretti ad accettare ogni modalità di lavoro pur di averlo e portare a casa una qualche remunerazione.

Il capitale finanziario ha preso il posto della economia reale. Il 2% possiede l’82% delle azioni e determina le sorti di industrie che si delocalizzano anche quando, grazie all’apporto dei lavoratori, vantano prodotti di alta qualità

Papa Francesco a proposito cosi si esprime nella enciclica Evamgelii gaudium “ Alcuni difendono la teoria della ricaduta favorevole che presuppone che ogni crescita economica , favorita dal libero mercato, riesce a produrre di per sé una maggiore equità e inclusione sociale nel mondo Questa opinione esprime una fiducia grossolana e ingenua in coloro che detengono il potere economico. Come anche noi Cgil chiediamo, occorre un nuovo modello di sviluppo che metta al centro la persona e la sua dignità perduta.

Pensiamo anche alla precarietà quando si trasforma in tragedia con il suo carico di morte.

In italia vi sono 33.000 stazioni appaltanti.

Draghi aveva inteso porre rimedio riducendola chiedendo che i bandi dessero queste garanzie: conoscenza del mercato, rispetto delle regole europee e delle clausole sociali, rispetto della normativa sulla sicurezza, qualità delle prestazioni e tempi di esecuzione.

Salvini, allora Ministro, ha penssato erroneamente che tali procedure erano un impedimento alla esecuzione dei lavori pertanto ha dato mano libera alla qualificazione degli appalti, liberizzandoli fino a 500.000 euro. Per inciso il codice degli appalti è stato rivisto già tre volte.

La mia esperienza come funzionario dell’Ispettorato del lavoro, che per espressa normativa ha indagato per due anni con una commissione che stabilisse le responsabilità civili dei datori di lavoro e talvolta degli stessi lavoratori, mi dice che spesso i lavoratori non sanno i rischi cui vanno incontro. Perché per manovrare un attrezzo, una gru, un sega elettrica, salire sulle scale, riparare dei binari, inalare sostanze nocive, devi essere stato informato rigorosamente. E la formazione è carente, come sapete la mancata formazione è sanzionata dalla legge 81, testo unico sulla sicurezza.

E’ chiaro che munire i lavoratori di dispositivi di sicurezza, fare corsi di formazione e rispettare i tempi di esecuzione che vengono accelerati a scapito della sicurezza quando per i ritardi accumulati si vogliono evitare pesanti sanzioni contrattuali, tutto ciò ha un costo che non si può eludere sulla pelle dei lavoratori spesso giovanissimi.

Il sub appalto aggrava la precarietà e l’insicurezza perché l’affidamento è stato innalzato dal governo Meloni da 40.000 a 150.000 quindi senza bando e senza particolari obblighi. Il sub appalto di per sé riduce la possibilità di ottenere utili cospicui se non riducendo le tutele: qualità del lavoro, orari di lavoro.

Occorre quindi rimettere mano al Codice degli appalti ed insistere sulla formazione e controlli ispettivi. Anche la istituzione di una Procura del lavoro va’ in questa direzione.

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